In questo periodo
si vede un grande interesse per ottiche "vintage" montate su corpi
mirrorless. Sia le NEX della Sony e le NX samsung, che le varie micro
4/3 sono infatti dotate di adattatori che permettono di montare su
questi corpi tutta la produzione mondiale degli ultimi decenni, dalle
ottiche a vite alle varie baionette.
Inoltre,
tutti i produttori di reflex hanno in catalogo sia macchine aps-c che
con sensori più grandi, con le stesse ottiche che possono essere montate
su un sistema o sull'altro più o meno senza problemi.
Ora,
il dubbio è: se prendo un'ottica X per un sistema Y e la metto davanti
ad una Pen Olympus, cosa succede? In che termini si può parlare di
"equivalenza"?
Partendo
dal solito thread andato a mignotte su pentaxiani.it, sono andato alla
ricerca di qualcuno che trattasse il tema dell'equivalenza degli
obiettivi davanti ai differenti sensori, e sono arrivato a questo
in cui l'autore tratta proprio il tema che mi interessava. Ora, non ho
letto TUTTO TUTTO, ma le parti che mi interessano sono trattate in
maniera tutto sommato dignitosa.
Partiamo dalla fine: la foto.
Il
paradosso della fotografia amatoriale e professionale moderna è nel
trionfo dell'estetica del formato 35mm. Quello che era il formato
maggiormente diffuso nell'era della pellicola ha monopolizzato
l'estetica del digitale, con (e qui sta il paradosso) una diffusione di
sensori 35mm che è marginale.
Si, vero, tutti i "pro" hanno una
35mm digitale, ma tra gli amatori è molto più diffuso il formato aps-c
(un po' meno il m4/3), mentre tra i fotografi della domenica che usano i
cellulari il formato più diffuso è quello... di instagram, addirittura
con il ritorno di fiamma del formato quadrato!
Il medio formato su digitale ha prezzi troppo elevati per poter essere "di massa".
Da
qui viene la gran confusione dei nostri giorni: ottiche improponibili
superwide 8-16 mm che vanno solo su aps-c, sensori che "croppano"
l'immagine in base al tipo di obiettivo montato (tipicamente è il caso
dei nikon fx e dx), obiettivi 35mm che diventano "normali" davanti ad un
aps-c, ottiche adattate a sensori differenti per dimensioni e forma...
Ma torniamo un momento all'obiettivo di un fotografo: l'immagine.
L'immagine
ha una certa prospettiva, legata a come gli oggetti si vedono rispetto
agli altri, un'inquadratura (con relativo angolo di visione), una
profondità di campo, un tempo di scatto, e la dimensione della stampa.
Due immagini identiche, condividono tutte e 5 queste proprietà.
Ora, ammettiamo di avere un pentax DA 70mm f2.4 e un vecchio takumar 105 f2.8.
Il primo lo montiamo davanti alla nuova k3, il secondo davanti alla spotmatic.
Mettiamoci a fotografare lo stesso oggetto, al fine di ottenere la stessa foto.
Di
fatto si capisce subito che non è possibile avere la stessa identica
foto a parità di settaggi: se è pur vero che il DA 70 di fronte alla k3 è
"equivalente" come angolo di campo a un 105mm, mantiene la stessa DOF
del 70mm (la profondità di campo è legata all'ottica, non al sensore!),
per cui bisogna aprire di uno stop circa il diaframma per ottenere la
stessa profondità di campo del takumar, e a questo punto si ha anche una
"luce" differente, quindi iso e tempi di scatto "saltano".
La
profondità di campo, quindi è una caratteristica propria dell'obiettivo,
e non dell'elemento ricevente "illuminato" dietro l'obiettivo. Ora,
simulando su dofmaster
la coppia DA 70mm (davanti ad una k7) e takumar 105mm (davanti ad una
pellicola 35mm), si vede chiaramente che impostando una distanza di 10m,
si ottiene la stessa profondità di campo solo se il DA è uno stop più
aperto del takumar.
Cosa vuol dire praticamente tutto ciò?
Beh,
molto semplicemente che su aps-c un 16-50 f2.8 è "equivalente" in
termini di focale e profondità di campo ad un 24-75 f4 su 35mm.
Davanti
ad un sensore m4/3 la differenza è ancora più evidente. Nell'esempio di
prima, un 52mm f2.8 avrebbe lo stesso angolo di campo e la stessa
profondità di campo di un 105mm f5.6 davanti ad una pellicola 35mm.
L'altro
"mito" che coinvolge l'utilizzo di ottiche pensate per il medio formato
o il 35mm su sensori più piccoli è che l'apertura "equivalente" sia la
stessa.
Dire "f2=f2=f2" nell'uso su una 35mm, una aps-c o una m4/3
è un po' come dire "50mm=50mm=50mm". Così come "l'effetto" dei 50mm non
è lo stesso nei vari formati, così non lo è l' apertura.
Un
obiettivo messo davanti a sensori differenti darà luogo alla stessa
esposizione, ovvero su tutti gli elementi riceventi finirà la stessa
densità di luce in fotoni/mm2. Tuttavia, diminuendo l'area illuminata,
la luce totale che colpirà un sensore più piccolo sarà meno di quella
che colpisce un sensore più grande.
Quanto di meno? Beh, se la superficie di un aps-c è la metà del sensore 35mm, la luce totale ricevuta sarà la metà.
Di
fatto, a parità di efficienza di elemento differente, due sensori da
24MP di formato differente riceveranno una quantità differente di luce
per singolo elemento, e la cosa influisce sul rumore all'aumentare degli
ISO.
Aggiungendo a tutto ciò il noto problema
che hanno i sensori 35mm, aps-c e m4/3 con le aperture particolarmente
"grandi", si capisce che diventa importante per i sensori di formato più
piccolo avere un rapporto segnale/rumore il più elevato possibile.
P.S. A quanto pare, c'è un altro coraggioso in città.
Purtroppo è solo in inglese, ma sostanzialmente si capisce.
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